Credenti, bigotti e infervorati religiosi si astengano.
Perché Il palazzo della ragione, la raccolta poetica che Avella ha dato alla luce è quanto di più distante dal loro credo indefesso.
L’autore imposta il suo discorso su un’immanenza concreta e totalizzante: inutile sperare nei miracoli, in qualcosa che ci attenda alla fine del tunnel; inutile sperare in una salvezza o nella speranza di un Dio che ci tenda la mano e ci salvi.
La vita è un soffio dominato dall’incertezza e dalla ragione e noi, come ci viene ricordato nel componimento La memoria, non siamo altro che puntini su un foglio bianco, perso tra un universo di fogli.
Poesia diretta, senza fronzoli, che potrà irritare molti e suscitare reazioni in chi crede fervidamente.
La difesa della signora Ragione che, esprimendosi in libertà, prende a calci la sorella Fede.
Francesco Avella, classe 1989, nato da qualche parte in provincia di Salerno.
Un lupo solitario che ha sempre preferito la compagnia di un libro a quella di coetanei rumorosi e superficiali.
Ateo convinto, da anni studia la religione dal punto di vista psicologico e scrive libri per difendere la ragione dalle credenze irrazionali; ha scritto anche libri di altra natura sotto vari pseudonimi.
Tra le sue opere, ricordiamo il romanzo psicologico Una mente senza Dio e il racconto per bambini La mia amica atea (Edizioni Youcanprint, self-publishing).
VALUTAZIONE MEDIA
in base alle valutazioni di 0 lettori